Disposizioni per il sostegno all'occupazione
La maggioranza dei soci deve impegnarsi a lavorare nell'impresa ed appartenere ad una o più delle seguenti categorie:
- giovani (età: 18-35 anni) iscritti alla prima classe delle liste di collocamento;
- lavoratori iscritti nelle liste di mobilità o da queste decaduti per decorrenza dei termini;
- lavoratori sospesi perché eccedenti nell'ambito dell'impresa con diritto al trattamento straordinario di integrazione salariale;
- soggetti iscritti alle liste di collocamento da più di 2 anni;
- donne;
- lavoratori svantaggiati secondo quanto indicato all'art. 4 della L. 381/91;
- altre categorie deboli sul mercato del lavoro, eventualmente individuate con delibera della Commissione Regionale per l'impiego.
Tipologie di società ammissibili: in nome collettivo, semplici, in accomandita semplice, in accomandita per azioni, per azioni, a responsabilità limitata, cooperative di produzione e di lavoro.
Non sono ammesse le società con un unico socio.
SCADENZA
Sempre aperta. Salvo disponibilità a livello regionale.
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Troppo cloro nell'acqua
Siamo così sicuri che l'acqua che sgorga dai nostri rubinetti è davvero potabile? L'acqua che tanto è pubblicizzata dai sindaci da Venezia a Roma è proprio così sana e fresca? Da uno studio della seconda università di Napoli risulta che lo è dal punto di vista batterico, ma non dal punto di vista dei derivati della disinfezione che si deve praticare. Più sono i batteri presenti più è necessario aggiungere cloro i cui derivati, se in eccesso e se sommati giorno dopo giorno, potrebbero anche essere cancerogeni.
E così in un bicchiere d'acqua fresca di un'abitazione milanese o veneziana non vi saranno batteri ma trialometani o cloroformio o tetracloroetene oltre i limiti di legge. Non i batteri fecali riscontrati dai tecnici americani nell'acqua delle abitazioni dei militari americani che vivono tra Napoli e Caserta, non gli idrocarburi presenti in quella della base Nato di Vicenza (secondo la rivista Star & Stripes). Ma composti organo alogenati, derivati proprio dalla clorazione disinfettante. Insomma un salutare cocktail chimico. Lo studio napoletano si è interessato della purezza dell'acqua che si beve. Da quella dei rubinetti, punto d'arrivo degli acquedotti, a quelle minerali in vendita. Campioni prelevati in cinque città italiane: Perugia, Napoli, Milano, Venezia e Firenze.
I dati allarmanti, quelli che hanno destato l'attenzione dei ricercatori, sono stati i livelli dei derivati del cloro in alcuni campioni. Sostanze non sempre misurate dall'Asl o dall'Arpa, i laboratori regionali per la tutela dell'ambiente deputati ai controlli. Dice Massimiliano Imperato, docente di Idrologia e Idrogeologia dell'università Federico II di Napoli e Direttore del Ceram (Centro europeo di ricerca acque minerali): «Sono stati trovati nei campioni prelevati dai rubinetti delle abitazioni elementi contaminanti di chiara provenienza antropica (inquinamento) e sottoprodotti della clorazione, come trialometani, bromoformio, cloroformio e composti organo-alogenati, come tetracloroetilene e tricloroetilene. In alcuni casi, la concentrazione di questi inquinanti è risultata al di sopra dei limiti previsti (decreto legge 31/2001). Anche di molto». In particolare su un totale di 25 acque analizzate, 7 risultano non conformi (30%) per il superamento della Cma (Concentrazione massima ammissibile) di una o più sostanze: 4 a Milano e due a Venezia.
E' già partito un secondo studio, più ampio, che avrà termine ad ottobre. «I processi di clorazione — spiega il chimico Marco Trifuoggi —, attivano la formazione di sostanze organiche alogenate (indicate generalmente con il termine Dbp, ovvero disinfection by-products) che si formano in seguito alla reazione tra il cloro e le sostanze organiche presenti nell'acqua». I rischi per la salute? Risponde Marco Guida, Igienista e tossicologo: «Recenti studi epidemiologici hanno mostrato una correlazione tra l'assunzione prolungata di acque clorate e l'aumentato rischio di cancro a prostata, vescica e retto». Negli Stati Uniti, infatti, le acque non si clorano più, ma si ozonizzano. Ma il trattamento è più costoso. E anch'esso non esente da rischi.
da: ADIGE TV